Enoteca italiana: un posto dove tirar lungo nel cuore di Bologna

Più che di tirare tardi, qui all’ Enoteca Italiana di via Marsala 2, si può tranquillamente parlare di tirare in lungo.

L’Enoteca, come è da chiunque conosciuta, è infatti aperta con orario continuato dalle 7,30 alle 21,30 tutti i giorni tranne la domenica (poi è chiaro che, come si conviene, può restare aperta anche di più, ma poco però, a seconda dei clienti, dell’allegria della compagnia, della voglia dei titolari).

Perché il suo bello, il bello dell’Enoteca, è la sensazione di trasversalità che, davvero, regna sovrana.

Nata come enoteca di livello (i soci Claudio Cavallari e Marco Nannetti sono sommeliers professionisti e hanno ricoperto varie cariche sociali all’interno dell’Associazione Italiana Sommelier per molti anni: il primo è stato delegato di Bologna e Termoli mentre il secondo è stato presidente della sezione Emilia e sul podio del Campionato Mondiale degli Enotecari nel 2005), pian piano si è trasformata in un punto di ritrovo, o anche solo di incontro, imprescindibile per chi, a Bologna (ma tanti sono gli stranieri che, conosciutola sui portali social vengono a Bologna anche, se non solo, per visitarla) vuole iniziare la giornata con un’ottima colazione, magari continuarla con il classico coffe-break di metà mattina, prima di arrivare alla sosta per il pranzo con gli ottimi, pochi, piatti proposti (lasagne, tortelloni, baccalà mantecato, roast-beef, verdure grigliate, mozzarelle appena arrivate dai luoghi di produzione e poi gli immancabili affettati sui quali regna sovrana, e senza nulla togliere agli altri che anzi reggono il confronto, l’inarrivabile mortadella Pasquini) per poi continuarla, la giornata ormai pomeriggio, con un nuovo break prima del classico aperitivo costituito, e ci mancherebbe, da un immancabile bicchiere di vino (rosso bianco o bollicine, qui l’imbarazzo nella scelta può essere notevole, vista la qualità delle proposte).

Una trasformazione, anche se meglio sarebbe parlare di adeguamento della proposta, che non vuole assolutamente significare disconoscere o abdicare al proprio ruolo di gourmanderie principe cittadina. Ordinatamente selezionati nei begli scaffali di legno, pronti ad essere incartati come golosi regali si possono infatti trovare, tra i tanti, i dolciumi di Gobino, Slitti e Giraudi insieme ai più classici e forse conosciuti Lindt, Majani e Maglio, le paste Martelli, Campofilone, Felicetti e Gragnano mentre il reparto confetture è riservato a prodotti come Agrimontana, Monache Trappiste, Prunotto e quello delle salse vede, tra gli altri, i marchi Amerigo, SoloSole, Torre Saracena, Olivieri.

La parte del leone, come ci si aspetterebbe, la fa però la sezione vini.

Spaziando, anche solo per  curiosità tra le scaffalature, tra grandi rossi (Gaja, Tignanello, Romanee Conti, Petrus, Montrachet ecc. e gli immancabili supertuscan Sassicaia, Ornellaia, Solaia …) ed altrettanto grandi bianchi (Gaja-Rey, Vintage Tunina, le riserve di Terlano …), tra i Franciacorta (BellaVista, Ca’ del Bosco, Cavalleri, Camossi …) e gli Champagne (Henriot, Cristal, Salon, Clos de Mesnil, Dom Perignon, Ruinart, Taittenger …), tra i  Porto, i Sauternes, i Marsala, i Madera e gli Sherry e i distillati (grappe di Domenis, Poli, Capovilla, rum Zacapa, Eldorado, Diplomatico, Demerara, whisky Macallan, Lagavuin, Caol Ila, e poi ancora i calvados, gli armagnac, i brandy), si può davvero trovare tutto quello che un palato allenato ed affinato è in grado di riconoscere ed apprezzare.

Si diceva, però, della trasversalità della clientela, che è poi ciò che crea l’atmosfera e l’unicità di un locale.

Basta provarlo, magari all’ora di pranzo (anche se, per sentirsi parte integrante della città che pensa beve vive, sarebbe meglio per l’aperitivo), anche solo il tempo per bere un buon vino magari in piacevole compagnia, per immergersi in un’atmosfera da parnaso dei gusti che tutto unisce e tutto concilia.

Stefano Righini

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