Bologna fantasia: Verdi da “10” e spazio a Di Francesco

L’ultima pausa nazionale della stagione ci consegna un Bologna in striscia di successi e galvanizzato dall’ottima seconda frazione di gara disputata contro il Chievo Verona. Tante le note positive in casa rossoblu: Krejci devastante sulla fascia sinistra (quella di competenza, ormai sembra averlo definitivamente compreso anche Donadoni), Verdi su livelli azzurri, Dzemaili prorompente in mezzo al campo e mai cosi prolifico in carriera sotto porta, Di Francesco in netta crescita.

Oltre alle notizie liete, però, sarà importante per allenatore e società soffermarsi anche sugli aspetti negativi che hanno caratterizzato, fin qui, l’annata rossoblu. Vi sono almeno un paio di nodi da sciogliere, infatti, per chiudere al meglio questa stagione e gettare basi solide per la prossima, che dovrà necessariamente segnare un ulteriore step nel percorso di crescita progettato dai vertici felsinei.

Il punto maggiormente critico sul quale oggi vogliamo soffermarci riguarda l’aspetto tattico: da due stagioni a questa parte, mese più, mese meno, il Bologna interpreta costantemente lo stesso 4-3-3. Cambiano gli interpreti, non la sostanza (da Giaccherini/Mounier a Krejci/Verdi sugli esterni, da Diawara davanti alla difesa a Pulgar o Viviani, da Taider/Donsah a Nagy/Dzemaili come mezze ali). Di fatto, Donadoni raramente spazia su altri sistemi di gioco e quando questo avviene la squadra ne risente (basti pensare alla scoppola casalinga subita recentemente dalla Lazio, o al primo tempo di Domenica scorsa contro il Chievo, chiuso in svantaggio). L’imprevedibilità non è un’arma a disposizione dei rossoblu, stante l’assenza (ma forse no, come leggerete sotto) di un trequartista di qualità che permetta, per esempio, di virare su un 4-2-3-1. Non a caso, nel momento in cui il Bologna era chiamato a recuperare contro il Chievo, è stata proprio questa la scelta del tecnico felsineo, con il tris composto da Krejci, Verdi e Di Francesco alle spalle della punta centrale. Non stupisce il fatto che, appena tolti ai clivensi i riferimenti tattici su cui era stato impostato il match, i rossoblu abbiano rimontato e vinto una partita che sembrava scivolare loro dalle mani. L’intera stagione del Bologna è stata contraddistinta dalla ridondanza tattica con cui affrontava praticamente ogni appuntamento domenicale, apparentemente senza distinzioni circa l’avversario da affrontare. Sia che i rossoblu fossero chiamati ad una partita propositiva, sia che li attendesse, invece, un match improntato maggiormente alla fase di contenimento, il 4-3-3 è sempre stato una sorta di mantra.

Regalando più libertà a Verdi nella zona centrale del campo, invece, il Bologna ha (ri)scoperto un Di Francesco efficacie anche sulla fascia destra, oltre a sgravare il talento scuola Milan di faticose rincorse all’inseguimento dei terzini avversari. Le sue qualità, inoltre, possono esprimersi forse ancora meglio per vie centrali anzi che partendo largo, vista la sua propensione sia all’imbucata per il compagno accorrente (si pensi, per esempio, all’azione del gol del vantaggio bolognese in quel di Cagliari), sia al tiro da fuori, forse l’arma più devastante del suo (vastissimo) arsenale.

Insomma, il Bologna ha il trequartista giusto in casa, si tratta di instillare in Verdi la consapevolezza che, con le sue qualità, può risultare potenzialmente devastante impiegato in quella posizione.

I primi esperimenti in tal senso hanno funzionato.

Citofonare “Chievo Verona” per informazioni.

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