Viaggio nella notte dei senzatetto

Ieri notte è stata una notte particolare; sono uscita insieme ai volontari della Pubblica Assistenza Croce Italia per distribuire bevande calde ai senzatetto.

Si abbassano le luci, le voci, e Bologna si trasforma; spunta il popolo silenzioso, gli invisibili. Avvolti in cartoni, accucciati contro un muro, rannicchiati in un angolo, le mani intirizzite, chi con il bavero del giaccone tirato su fino alle orecchie, chi avvolto in tre, quattro panni, chi immerso nel sacco a pelo.

Abbiamo incontrato Ivo, che ci spiega in maniera quasi filosofica il suo concetto di libertà, di preferire un materasso sul selciato, anziché il dormitorio. Ci mostra orgoglioso la rosa tatuata nel braccio e, al momento di salutarci, ci chiede se possiamo portargli un mazzo di carte.

Avvolto in diversi sacchi a pelo, sotto un porticato in un vicolo del centro storico, c’è Stefano, originario del Veneto, che rifiuta il tè, e ci spiazza dicendo candidamente “datelo a chi non ha nulla, io sono a posto”.

Poi c’è Giuseppe, con una lunga barba grigia e la sigaretta in bocca; il prototipo del senza tetto, quello che di norma vediamo nelle fotografie/reportage.

All’inizio del portico che porta a San Luca, incontriamo altri due uomini; uno in particolare ci racconta di vivere in strada da oltre quattro anni, di avere trovato da poco un lavoro, ma di non potersi permettere l’affitto di un appartamento.

Quando arriviamo al palazzo dello sport, vediamo altre tre persone, o meglio, tre montagne di panni; loro non riusciamo a vederli, stanno dormendo.

La notte è lunga, il freddo tanto, e lo svegliarsi la mattina successiva non è del tutto scontato. Per molti di loro sopravvivere è diventata una lotta, ma hanno dignità e tanto da raccontare se si ha voglia di ascoltarli.

E' tardi quando rientriamo, la stanchezza si fa sentire, ma ci si sente "strani"; è stata una bella esperienza, di quelle che ti aiutano a pensare, a mettere in ordine le priorità…….

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