Marios Oikonomou: l’arte della resurrezione

Post fata resurgo”.

“Dopo la morte torno ad alzarmi”.

Il motto della fenice, leggendario uccello sacro simbolo della resurrezione, è probabilmente la frase che più di ogni altra si addice a Marios Oikonomou, calcisticamente “morto” più e più volte nel suo periodo all’ombra delle due torri, ma sempre capace di rinascere e ritagliarsi spazi importanti.

Fin dal primo anno in rossoblu, quando non partiva certo in testa alle gerarchie di Lopez, per poi proseguire al primo anno di Serie A, fino ad arrivare ad oggi, Marios ha spesso dovuto superare momenti di scetticismo generale nei suoi confronti, riuscendo puntualmente ad assicurarsi un posto in mezzo alla linea difensiva del Bologna: successe inizialmente nella vittoriosa trasferta di Terni, quando venne lanciato titolare per l’assenza di Maietta e ripagò la fiducia con il gol vittoria. Da lì in poi, un crescendo continuo che lo porterà a divenire titolare inamovibile e uomo mercato nell’estate della promozione.

L’anno scorso fu protagonista di una stagione altalenante, caratterizzata da prove incoraggianti intervallate da svarioni grossolani, evidenziando preoccupanti limiti a livello di concentrazione. Il mantra si ripeteva ancora una volta: perplessità della piazza e fiducia del tecnico ai minimi storici nei confronti del difensore greco, tanto che nel finale di stagione gli venne preferito Ferrari, rampollo di scuola rossoblu evidentemente acerbo per la Serie A ma ritenuto più affidabile da Donadoni.

Post fata resurgo”.

Sembra scaduto il suo tempo a Bologna, si parla di un’imminente cessione alla Sampdoria. Ed invece, dopo un avvio di campionato da mani nei capelli, Oikonomou si riprende il Bologna, in quello che, forse, è il suo vero capolavoro da quando veste la maglia rossoblu. Neanche il più ottimista tra i tifosi bolognesi avrebbe scommesso su una sua (ennesima) ripresa. Troppi gli errori, anche grossolani, del centrale greco, troppe le distrazioni costate punti importanti, troppo forte la sensazione che, semplicemente, Oikonomou non valesse la categoria. Niente di più sbagliato, per l’ennesima volta Marios risorge dalle sue stesse ceneri: da applausi la prova di Milano in Coppa Italia, probabilmente addirittura migliore quella casalinga contro il Torino. Complice l’assenza di Gastaldello, Oikonomou torna a mostrare le qualità che, due anni fa, avevano fatto ingolosire niente meno che il Napoli europeo: solidità difensiva, capacità non comuni per un difensore centrale in fase di impostazioni, tranquillità con la palla tra i piedi. Tutte doti che nel calcio moderno, caratterizzato da pressione asfissiante sul play maker avversario al fine di demolire fin dal principio le trame di gioco, possono fornire al Bologna la possibilità di avvalersi di un doppio costruttore della manovra: uno nella posizione di mediano classico, l’altro (Marios, appunto) che parte una decina di metri più indietro, abile nell’iniziare l’azione e nel guadagnare campo se libero dal pressing.

Post fata resurgo”. L’arte della resurrezione.

L’ennesima rinascita di Marios Oikonomou.

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