Giorni fa ho avuto l’occasione di leggere l’estratto dell’ “Atlante dell’infanzia (a rischio) “Bambini, Supereroi” realizzato da Save The Children (la versione completa sarà disponibile nelle librerie da dicembre 2016). Protagonisti del report sono quelle bambine e quei bambini a cui manca ciò che normalmente dovrebbe esserci.
Una fotografia “tosta”, che evidenzia l’enorme criticità dei minori nel nostro paese.
Salta subito all’occhio la composizione della spesa sociale: per proteggere famiglia, infanzia e maternità, l’Italia spende una quota esigua, meno della metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%).
La povertà minaccia il presente e il futuro di almeno 1.130.000 bambini e ragazzi.
Cosa significa concretamente per un bambino nascere in una famiglia povera? Nel 2014 circa il 3% non disponeva di due paia di scarpe, il 6% non mangiava carne almeno una volta al giorno, quasi il 10% non poteva indossare abiti nuovi.
Sappiamo bene poi che un bambino povero è spesso un bambino più solo, perché ha meno occasioni di socializzazione rispetto agli altri: non può festeggiare il suo compleanno, e difficilmente partecipa a quelli degli altri, né alle gite scolastiche, non può invitare gli amici a casa, condividere i suoi giochi con gli altri, anche perché a volte non ne possiede.
Infanzia sì, decisamente a rischio. Il periodo più importante per ognuno di noi, ma anche la ricchezza più importante di una comunità, si sta avviando verso una china pericolosa.
Proprio oggi, 20 novembre, giorno in cui si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (la data ricorda il giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU quale strumento in difesa dei diritti dei bambini), la lettura di questo report, fa ancor più male.
“Il senso morale di una società, si misura su ciò che fa per i suoi bambini” sono le parole del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, che devono guidarci per guardare in maniera più profonda le politiche verso l’infanzia, per un welfare da rivedere, per un impegno forte volto a preservare e coltivare con estrema cura e attenzione tutte le bambine e tutti i bambini, nessuno escluso, affinché la carta non rimanga un miraggio.
Una fotografia “tosta”, che evidenzia l’enorme criticità dei minori nel nostro paese.
Salta subito all’occhio la composizione della spesa sociale: per proteggere famiglia, infanzia e maternità, l’Italia spende una quota esigua, meno della metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%).
La povertà minaccia il presente e il futuro di almeno 1.130.000 bambini e ragazzi.
Cosa significa concretamente per un bambino nascere in una famiglia povera? Nel 2014 circa il 3% non disponeva di due paia di scarpe, il 6% non mangiava carne almeno una volta al giorno, quasi il 10% non poteva indossare abiti nuovi.
Sappiamo bene poi che un bambino povero è spesso un bambino più solo, perché ha meno occasioni di socializzazione rispetto agli altri: non può festeggiare il suo compleanno, e difficilmente partecipa a quelli degli altri, né alle gite scolastiche, non può invitare gli amici a casa, condividere i suoi giochi con gli altri, anche perché a volte non ne possiede.
Infanzia sì, decisamente a rischio. Il periodo più importante per ognuno di noi, ma anche la ricchezza più importante di una comunità, si sta avviando verso una china pericolosa.
Proprio oggi, 20 novembre, giorno in cui si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (la data ricorda il giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU quale strumento in difesa dei diritti dei bambini), la lettura di questo report, fa ancor più male.
“Il senso morale di una società, si misura su ciò che fa per i suoi bambini” sono le parole del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, che devono guidarci per guardare in maniera più profonda le politiche verso l’infanzia, per un welfare da rivedere, per un impegno forte volto a preservare e coltivare con estrema cura e attenzione tutte le bambine e tutti i bambini, nessuno escluso, affinché la carta non rimanga un miraggio.
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