No nagy, no party. E ora Gastaldello è un problema.

Il Bologna cade al Dall’Ara, perdendo malamente il derby dell’Appennino contro la Fiorentina e disputando una gara scialba (a dir poco), mostrando “poche idee, ma ben confuse” (semi cit.).


Il fatto che la prestazione peggiore di questo avvio di stagione coincida con l’assenza di Adam Nagy non è certamente un aspetto da sottovalutare, vista la pochezza di spunti offerti dai rossoblu specie in fase di costruzione di gioco, là dove il ragazzino magiaro è in grado di fare la differenza e si sente più a suo agio. Pulgar, infatti, si è dimostrato un giocatore ordinato, sicuramente diligente, ma troppo scolastico, risultando utile praticamente solo in fase di non possesso palla. C’è da dire che il Bologna ha incontrato non poche difficoltà anche in questo ambito tattico, soffrendo costantemente la posizione di Ilicic: lo sloveno, infatti, riusciva sovente a liberarsi dalla marcatura del mediano bolognese, dando il là ad iniziative sempre ficcanti ed efficaci.


La presenza di Nagy avrebbe (forse, in fin dei conti non lo sapremo mai con certezza) permesso al Bologna di mantenere un equilibrio maggiore, coadiuvando una miglior capacità di impostazione ad una più solida fase di rottura, sfruttando la maggior maturità tattica dell’ungherese. La sensazione riguardo ai rossoblu, almeno fino al rosso di Gastaldello, che ha reso ogni comparazione tra le due compagini in campo iniqua, è stata quella di una squadra imbrigliata dalle geometrie della mediana viola ed incapace di opporsi alle sfuriate di Ilicic e Bernardeschi (per una prestazione convincente di Masina e Mbaye ripassare la prossima volta, grazie).


Aprendo il capitolo relativo a capitan Gastaldello, la considerazione principale da fare è la seguente: per un giocatore che calca i campi di Serie A da 10 anni e vanta un’esperienza così importante è inammissibile concedere un calcio di rigore dopo un lancio di 60 metri, facendosi scavalcare dalla traiettoria di un pallone innocuo, oltre che facilmente leggibile. Il taglio verticale di Kalinic era sicuramente ben eseguito, ma la posizione di Gastaldello (e di Helander, troppo staccato dal compagno) era, francamente, ai limiti dell’assurdo.


Impossibile stabilire se le difficoltà che sta attraversando il capitano del Bologna da un mese buono a questa parte siano mentali o fisiche: a favore della prima ipotesi depone l’assurda espulsione rimediata contro il Genoa, a favore della seconda c’è l’episodio del derby, in cui è stato letteralmente bruciato dal movimento della punta avversaria.


L’unico elemento certo è che, dopo la squalifica di Gastaldello, Donadoni si troverà a dover scegliere tra un ragazzo di 22 anni ancora fermo a zero minuti in stagione (Ferrari), un acerbo centrale nordico alle prese con fisiologiche disattenzioni dovute alla poca esperienza (Helander) ed un ragazzo greco sonoramente bocciato dopo i disastri con Genoa e Lazio (Oikonomou). Con il prossimo match in programma a Roma contro i giallorossi, con Maietta (unico difensore centrale che offre garanzie nel pacchetto arretrato rossoblu) infortunato, con Verdi ai box dopo un colpo rimediato contro i viola e con Destro al rientro da uno stop di un mese, è proprio il caso di dirlo: quando piove, grandina. Forte. Forte davvero.


 

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