Una vendemmia con i fiocchi per Pignoletto, Lambruschi, Sangiovese & c.

Gli esperti sono concordi: quella del 2016 sarà un'annata vitivinicola da incorniciare. Crescono le  quantità ma soprattutto la qualità delle uve, favorite dalle piogge di giugno, dalle temperature estive non molto elevate, da un'ottimo soleggiamento e da un'importante escursione termica tra notte e giorno. Dunque uve sane, ricche di aromi e con un giusto equilibrio tra zuccheri, acidi e sostanze coloranti. In Emilia-Romagna due terzi delle uve raccolte sono destinate alla produzione di 19 vini a Denominazione di Origine Controllata (Doc), 9 vini ad Indicazione Geografica Tipica (Igt) e a 2, Romagna Albana e Colli bolognesi Pignoletto, a Denominazione Geografica Controllata e Garantita (Docg). Le Doc attestano la specifica area di provenienza e il rispetto di un disciplinare di produzione, le Igt si distinguono dalle Doc per una provenienza normalmente più ampia e  disciplinari meno restrittivi, le Docg per disciplinari più severi ed aree più ristrette. Forse non tutti sanno che il vitigno più coltivato in regione e' il Trebbiano romagnolo bianco che copre con 15.550 ettari (Censimento generale Agricoltura 2010) il 28% delle superfici vitate. La Doc Romagna Sangiovese e le Igt del medesimo vitigno si estendono invece su 8.500 ettari. I Lambruschi, con 180 milioni di bottiglie nel 2015, sono la tipologia di vino italiano più esportata nel mondo e la più acquistata nella grande distribuzione del Bel Paese. Il Pignoletto Doc, il cui areale di produzione comprende oggi le province di Bologna, Modena e una parte di quelle di Ravenna e Forlì-Cesena, risulta il bianco con le migliori performance di vendita degli ultimi 3 anni nella grande distribuzione nazionale: +19% nel 2013, + 8% nel 2014, +9% nel 2015. Insomma una filiera in crescita. Il segreto? Migliore rapporto prezzo-qualità, identità dei vini, professionalità degli addetti, riduzione della chimica e continua ricerca di alleanze ed aggregazioni.

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