“La danza può abitare qualsiasi luogo della città”.

Eravamo verso fine millennio. Eravamo verso fine millennio ed un sogno prese forma a Bologna.

Io facevo parte di un gruppo di giovani fotografi che collaborava con l’Assessorato alla Cultura organizzando corsi per ragazzi, extracomunitari e situazioni problematiche e documentando le iniziative dell’Assessorato stesso, prime tra tutte le estati bolognesi  (Bologna Sogna, BoEst, ecc…). E fu proprio in quel periodo che conobbi Massimo Carosi (che ancora oggi lo segue con amorevole cura), l’artefice, l’ideatore di quel sogno di cui dicevo.

Fu esattamente nell’autunno del 1997 che cominciò infatti l’avventura di Bologna “Danza Urbana – Festival Internazionale di danza nei paesaggi urbani”.

Già il titolo, una dichiarazione di intenti, era appassionante, soprattutto in una città in cui la danza, sotto qualunque forma e fatte salve sporadiche gloriose e clandestine occasioni, non ha mai avuto l’attenzione che meriterebbe; e poi i luoghi, anzi i non-luoghi in cui prometteva si sarebbe svolta (in questo caso per non-luoghi intendo luoghi non classicamente e polverosamente dedicati a): la città tutta, con i suoi cortili le arcate i portici i canali dismessi e solo recentemente riscoperti, si sarebbe trasformata in un unico palcoscenico denso di tensione, foriero di cambiamento.

Ed infatti tale fu, uno scoppio di creatività, di progettualità, di incoscienza bella e coraggiosa.

Oggi, a vent’anni di distanza, si può dire che da quella scelta allora pionieristica, ma già densamente consapevole delle implicazioni culturali sociali e politiche che portava con sé, l’Associazione Culturale Danza Urbana che sovrintende al festival, ne ha fatta di strada: è parte integrante del network internazionale “CQD – Ciudades Que Danzan”, rete di 40 festival nel mondo; ha organizzato “Urban Frame – sconfinamenti fra le arti contemporanee” festival di installazioni e performance per indagare la relazione tra corpo e spazio; “Katachi Wo Koete – Oltre la forma”, tournée di 5 compagnie giapponesi in 6 città italiane; “Corpi Altri”, rassegna di 5 compagnie italiane e 4 giapponesi a Tokyo (JP) all’ interno delle iniziative della “Primavera Italiana”, cartellone dell’Ambasciata d’Italia in Giappone e del Ministero degli Esteri; coordina la sezione danza del “Festival Città delle 100 Scale” a Potenza.

Per restare a noi, a Bologna, quest’anno, in occasione del ventennale, il festival (che ha inaugurato in Piazza Re Enzo venerdì 2 settembre e si chiuderà domenica 11 ai Teatri di Vita) ha deciso di battere strade non solo cittadine. Molte delle performance, infatti (dopo aver toccato situazioni in qualche modo solite come Piazza Re Enzo, sagrato di San Petronio e Palazzo d’Accursio o nuove come il Collegio d’Arte Venturoli di via Centotrecento, la Chiesa di Santa Cristina nella Piazzetta Morandi o Dynamo Velostazione in Via Indipendenza) saranno replicate a Casalecchio in Piazza del Popolo e, appunto, ai Teatri di Vita.

Citando solo alcuni degli artisti impegnati (da “LeSupplici” di Fabrizio Favale a “Nexus”, da Yoko Higashino a Monica Francia, da Phren alla compagnia di Enzo Cosimi), per il calendario esaustivo rimandiamo al bel sito dell’Associazione: http://www.danzaurbana.it/festival/festival-2016/

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