“Brooklyn” e le domande della vita

[miptheme_dropcap style="normal" color="#222222" background=""]L’[/miptheme_dropcap]hanno descritto come un film drammatico e romantico – a tratti nell’accezione di melò- ma alla fine pubblico e critici l’hanno apprezzato, così tanto che ha ricevuto 3 candidature all’Oscar: per miglior film, per l’attrice protagonista e per la sceneggiatura. Stiamo parlando di “Brooklyn”, della giovane promettente interprete Saoirse Ronan, e dello scrittore Nick Hornby, uno che nei dialoghi non è mai banale.

Il film di John Crowley, tratto dal romanzo di Colm Tóibín, è la storia di Eilis, una ragazza irlandese che negli anni ’50, spronata dalla sorella, emigra in America per lavorare visto che l’Irlanda non sembra riservarle molte possibilità. All’inizio la nostalgia di casa è forte, Eilis è spaesata ed impacciata in un mondo che le calza come un vestito troppo largo ma poi si innamora (di un italiano), inizia a studiare e improvvisamente tutto cambia. Come sempre accade, sul più bello è però costretta a rientrare in patria. Qui scopre che anche la sua terra le riserva altre opportunità – tra le quali un altro ragazzo e un lavoro. Quale strada sceglierà Eilis?

Anche se è una ragazza degli anni ’50 che non vuole salvare il mondo né condannarlo ma solo fare la contabile e avere una famiglia, Eilis, dagli intensi e penetranti occhi azzurri, è un’eroina dei nostri tempi, molto moderna, con tutti i dubbi e le contraddizioni delle giovani donne di oggi.  Si pone un interrogativo che tutti noi adulti ad un certo punto abbiamo dovuto affrontare – che cosa ne facciamo della nostra vita? E lei si dà una risposta.

In più Eilis è anche una migrante in America negli anni ’50: il suo punto di vista è quello di chi scopre una nuova terra, si adegua, la fa sua pur con tutte le difficoltà che questo comporta e coltiva speranze. Come Eilis, anche lo spettatore vivrà e vedrà i luoghi del vecchio e nuovo mondo sotto una luce diversa grazie alla fotografia di Yves Belanger. Un film semplice ma non banale, con un’intensa Saoirse e una vivace sceneggiatura. Un film che ci parla di indipendenza e libertà – due valori non scontati né 60 anni fa, né oggi.

“Brooklyn” mi ha fatto venire in mente tre cose.

1- Un libro: “Vita” di Melania Mazzucco (2014, Einaudi) che narra la storia di Vita e Diamante, due ragazzini italiani che all’inizio del ‘900 partono per trovar fortuna in America. Il libro ripercorre tutta la loro vita, e oltre a offrirci uno spaccato dell’epoca (da non dimenticare) sugli italiani emigrati, riesce ad essere così intenso da catturare il lettore dalla prima all’ultima pagina, proprio come il film “Brooklyn”.

2- E poi, il Museo del Mare Galata di Genova che nella sezione permanente “MeM Memorie e Migrazioni” (http://www.galatamuseodelmare.it/) ripercorre i viaggi via mare dei migranti del secolo scorso, riproducendone i suoni, facendo rivivere i disagi, le disuguaglianze e le scomodità – che anche il film, seppur in modo più edulcorato, propone. Il percorso del museo offre ai visitatori la possibilità di “rivivere” anche i moderni ed altrettanto epici viaggi via barcone dei migranti verso l’Italia, senza trascurare le tappe che devono affrontare una volta – e se- giunti nel nostro paese. Illuminante.

3- Infine, mi sono ricordata dove ho già visto l’attrice Saoirse Ronan, che è davvero figlia di due irlandesi emigrati a New York. Nel film “Espiazione” del 2007 – tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan- interpretava Briony Tallis, la tredicenne biondina, brillante e un po’ secchiona, invidiosa della sorella maggiore, ribelle e indipendente. Un’altra storia ambientata in un’epoca diversa che ci parla della capacità e volontà di modificare i nostri destini. E, pensate un po’, anche in questo ruolo Saoirse aveva ricevuto la nomination come miglior attrice non protagonista.

Francesca Mezzadri

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