Un dehors da non perdere in pieno centro

In cerca di situazioni estive dove sia possibile tirar tardi piacevolmente in questa calda serata di una domenica di metà luglio, pedalando mi trovo in Santo Stefano.

Il pezzo di strada tra le sette chiese e la Mercanzia è piena di dehors e di gente che gode il fresco, chiacchiera, beve, mangia.

2016.07.20 - tiriamotardiUno di questi dehors, però, mi colpisce in maniera speciale. Perché è elegante. Al posto delle solite seggiole di plastica, o se proprio va bene Ikea, ha delle regista di un bel colore salmone carico (o aragosta spento) e anche i tavolini, quelli bassi, sono particolarmente ricercati. Passo oltre, sto cercando luoghi estivi (con questo intendendo cortili, giardini ecc …), ma poi mi rendo conto che quello che mi ha colpito è il dehors di “Peacock” ed allora non posso non fermarmi.

Marco “Peacock”  lo conosco da quando eravamo giovani (oddio, lui giovane, giovanissimo, io solo un po’ meno attempato di ora).

Lo conosco, cioè, dai tempi dell’”IndeLePalais” quando c’era Michele Doria. Grande scuola la sua (quella di Michele). Di suo, Marco, c’ha messo duro apprendistato e “due palle così” (qualità non facili da trovare in un ragazzo giovane che nutre altri interessi e, forse, sogni).

Tornando a noi, il locale, “Peacock”, è davvero bello, bellissimo.

In una Bologna massificata in cui tutti i locali nuovi sono in realtà vecchi, standardizzati nella proposta di un trovarobato la maggior parte delle volte falso che invece di regalare un sapore  di vissuto fa tanto improvvisazione, questo artcafé all’angolo di SantoStefano con via DalLuzzo dove prima c’era uno strepitoso negozio d’arredamento (no, il nome non lo ricordo, ahi la memoria …), brilla di luce unica. Il design è ovunque; nei mobili, negli accostamenti dei colori, nella presentazione dei piatti (questa frase implica un approfondimento: presentazione curatissima, vabbene, ma non a discapito del piatto stesso. Mi spiego. Se c’è, quando c’è, io mangio il polpo grigliato. E’ uno dei piatti cui non resisto, gli altri essendo i tortelloni, la cotoletta orecchio d’elefante, il bollito, che però deve essere buonissimo, le ostriche e … accompagnati da champagne rosé, i vini di Movia o EmidioPepe o Marina Cvetic o ... Bene, tornando al polpo grigliato, mi è capitato nelle ultime due settimane di mangiarlo alla “PescheriaSanGervasio”, alle “DuePorte” e qui da “Peacock”. Il migliore, uno dei migliori in assoluto in città, quello della “Pescheria”. Subito dopo, e vicinissimo, questo di “Peacock”. Quello delle “DuePorte”, bè, stendiamo un velo “impietoso”, era vergognoso. Questo per quanto riguarda il gusto e, forse, la materia prima. Per quello che riguarda la presentazione, invece, non c’è storia: il più bello, e di gran lunga, quello di “Peacock”).

Naturalmente, anche se le specialità sono i cocktails (Marco rimane sempre uno dei migliori barman in circolazione e la 2016.07.20 - tiriamotardi3scelta dei prodotti è ampia e di buon livello) e i drink in generale (ottima anche la scelta di vini, indirizzata specialmente sugli sparkling o “bollicine” come si dice adesso), esiste una minima ma buona scelta di piatti che variano da quelli della tradizione (tortellini, tagliatelle, crescentine) a quelli, più modaiole ed estivi, di pesce (domenica sera la scelta era tra, appunto, polpo e branzino freschi oppure una ristretta varietà di primi).

Per finire, quindi, mi sia consentito un consiglio.

Se nel vostro peregrinare serale in cerca di fresco ed occasioni, vi trovate a passare dalle parti di Santo Stefano, non fatevi sfuggire l’occasione di tirare tardi nel dehors di “Peacock” (che chiude all’una). Un dehors con vista. Su una delle piazze più belle del mondo.

Stefano Righini

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