Portogallo-Cleveland, lacrime di grandezza

Migliaia di chilometri separano Lisbona da Cleveland, il Portogallo dall’Ohio, il Sarrabulho dal pollo Barberton. Chi avrebbe mai potuto immaginare che le storie dei Cavaliers e della nazionale lusitana, a stagione conclusa, sarebbero state così meravigliosamente simili?
Entrambe sono costruite attorno a due fuoriclasse assoluti che a fine carriera saranno ricordati come due dei più forti di sempre nei rispettivi sport. LeBron James come Cristiano Ronaldo, accomunati anche dalle emozionanti lacrime di gioia dopo la partita finale di due competizioni di livello assoluto (NBA ed Europeo), le quali consegneranno ai posteri le loro immagini, se possibile, ancora più nitide, ancora più splendenti, ancora più fulgide.
Entrambe affrontavano l’atto finale della rispettiva manifestazione da sfavorite, vuoi per il dominio in stagione regolare degli inarrestabili Warriors, vuoi per l’altisonanza dei nomi francesi contro cui Ronaldo ed i suoi avrebbero incrociato le spade nella finale. Alla fine, i presunti undersdogs, le vittime sacrificali designate da media ed appassionati di tutto il mondo, l’hanno spuntata, ottenendo un successo sportivo di dimensioni, senza mezzi termini, leggendarie.
Cleveland mai vincente in una lega professionistica americana negli ultimi 60 anni, Portogallo sistematicamente sconfitto nelle (sporadiche) finali disputate. James mai stato profeta in patria verso la terra promessa dell’anello di campioni NBA, Cristiano Ronaldo mai incisivo quando contava con addosso la camiseta rossa fuoco della sua nazionale.
Le loro lacrime sono un concentrato di emozioni, riscatto, redenzione e pura gioia per aver trascinato la propria città uno, la propria patria l’altro, ad un’impresa che mai sarà dimenticata.
Le loro lacrime, per chiunque di noi sia ancora in grado di emozionarsi davanti a uomini, prima ancora che giocatori, straordinari, sono un po’ anche le nostre.

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