CANADA di Richard Ford

Di Ford mi ero interessato quando uscì una nuova edizione di “The sportwriter” (storia di uno scrittore di scarso successo, Frank Bascombe, che, alla ricerca come tanti altri americani middle class di una vita piacevole e tranquilla nelle sue ripetitive abitudini, in un mondo provinciale al sicuro da scosse e preoccupazioni, si trasferisce in una grande casa nella piccola città di Haddam, in New Jersey e diventa giornalista sportivo) inizialmente edito nel 1992. Interessato, sì, ma poi, le cose della vita … e non l’ho mai letto. Il nome, Richard Ford, però continuava a ronzarmi in testa, così, quando ho sentito definire “Canada” un libro strano, ho deciso di colmare la lacuna. Ed ho così potuto conoscere prima, ed apprezzare poi davvero un grande libro. Che è bellissimo. Struggente. Ironico e dolce. Quieto e tremendo. Non succede nulla, nel libro (sembra non succedere nulla, anche se tutto, e quanto tutto è quel nulla, è svelato già dall’inizio); ma nulla può anche sembrare tutto, se a scrivere è un grande scrittore che padroneggia alla perfezione uno stile pacato, discorsivo, tenue. Così, tutto quel nulla si tramuta in un rutilare di emozioni, sensazioni, racconti e descrizioni. Siamo dalle parti di Huckleberry Finn piuttosto che da quelle di Tom Sawyer (anche se questa affermazione potrebbe risultare fuorviante); ci troviamo, in sostanza, in presenza di una educazione alla vita. Un’educazione alla vita che molto ricorda “Stagioni diverse il racconto di Stephen King da cui fu tratto “Stand by me – ricordo di un’estate”, il bellissimo film di Rob Reiner. Ancora, siamo dalle parti dei bambini e ragazzi protagonisti dei romanzi di Lansdale NoHap&Collins (quelli cioè che non fanno parte dell’octalogia dedicata ai due scanzonati ed ineffabili (come chiamarli, detective?) e cioè “In fondo alla palude”, “Acqua  buia“, “La sottile linea scura“, “Cielo di sabbia”, “L'ultima caccia” tutti romanzi in cui ragazzi e ragazze si vengono a trovare alle prese con situazioni così inaspettate e così più grandi di loro da non poter far altro che cercare di crescere il più in fretta possibile per riuscire, in qualche modo, in qualunque modo, a divenire protagonisti delle storie e delle avventure che stanno vivendo e non solo succubi di esse. Ma tornando a “Canada” (no, tranquilli, non ne racconterò la trama, anche se non ce ne sarebbe bisogno visto che, come già suggerito, dalla prima riga della prima pagina si sa già tutto, perché sarebbe togliervi comunque qualcosa di bello e dal gusto lontano nel tempo e così buono, così tanto buono …), l’unica cosa, dicevo, tornando al romanzo, è che mi sono preso anche gli ultimi “Tutto potrebbe andare molto peggio” e “Lo stato delle cose”. Sono sicuro saranno ottime letture.

Commenti