L’avvelenamento da piombo dei romani

Nel mese di aprile sulla rivista Sience è apparsa un’interessante indagine di un team inglese coordinato dal prof. Marshall dell’Università di Plymouth. In Islanda dove non c’è piombo nella localita’ di Vidarholmi hanno trovato tracce significative dell’inquinamento da piombo risalente a 2000 anni fa generato dalle miniere di Mendip situate in Britannia e sfruttate dai Romani. Questa ricerca evidenzia come l’inquinamento generato in zone anche molto lontane, attraverso il vento e fatti legati alla meteorologia, influisce sulla vita e l’habitat in aree molto ampie, un inquinamento da piombo risalente allo stesso periodo è stato trovato anche nei sedimenti di alcuni laghi svedesi ed in Groenlandia. Ci ricorda inoltre un’involontaria scelleratezza compiuta dai nostri progenitori. I Romani che non conoscevano la tossicita’ dei sali di piombo, usavano questo metallo cosi’ malleabile praticamente per tutto. Lo usavano per le tubature dell’acqua nelle dimore dei ricchi, lo usavano per bicchieri e stoviglie, lo usavano per i contenitori del vino, e lo usavano anche come dolcificante del vino e come composto base per i rossetti. L’uso piu’ nocivo era quello come dolcificante dato che aggiungevano sali di piombo in polvere al vino per renderlo piu’ gradevole.

Il piombo ingerito o inalato, si accumula nell’organismo e genera un’intossicazione progressiva che prima porta a lesioni ai reni, al fegato, alla riproduzione dei globuli rossi ad una fragilita’ delle ossa ed a fenomeni di schizzofrenia e follia e poi alla morte. Il saturnismo che è l’intossicazione da piombo non era diffusa fra tutti i Romani ma é stata dimostrata soprattutto fra i ceti piu’ abbienti e si pensa che il comportamento folle di alcuni imperatori romani (Tiberio, Caligola e Nerone) sia da attribuire anche agli effetti di questo avvelenamento, che ha colpito anche alcuni grandi pittori come Van Gogh e Goya che usavano colori al piombo.
I Romani che si sono avvelenati inconsapevolmente sono giustificati e noi?

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