Macedonia: una crisi a colori

[miptheme_dropcap style="normal" color="#222222" background=""]U[/miptheme_dropcap]n Paese in fiamme di colori

La Macedonia non è mai stata così presente nelle cronache dei giornali italiani ed europei come in questo periodo. Non c’è giorno in cui non si abbiano notizie drammatiche provenienti dalla frontiera greco-macedone. Storie struggenti di donne, uomini, bambini in cerca di pace e di una speranza di futuro.

Un dramma, una crisi umanitaria e globale che ha paradossalmente posto un enorme velo sulla crisi politica interna che la Macedonia sta affrontando. Probabilmente la più grave dalla sua indipendenza nel 1991 e dopo la guerra civile sfiorata nel 2001 con la minoranza albanese.

Da più di tre mesi il Paese è retto da un governo tecnico promosso dal’azione delle istituzioni europee. Le dimissioni del Primo Ministro Gruevski, concordate con i principali partiti politici dell’arco parlamentare e che dovrebbero portare ad elezioni anticipate nei prossimi mesi, hanno interrotto il governo decennale del partito nazionalista VMRO DPMNE. Dimissioni resesi inevitabili dopo la diffusione di intercettazioni che hanno rivelato numerosi e continui crimini e abusi di potere da parte dell’allora governo in carica e posto in forte discussione la fragile e giovane democrazia macedone.

"Sono scioccato dall’attuale situazione, dall’atmosfera di paura, soppressione della libertà, dall’alto numero di persone attualmente detenute per il il semplice fatto di essersi opposte al governo o per il rifiuto di seguire le sue regole”, con queste parole il mediatore europeo, il belga Peter Vanhoutte, ha concluso il suo mandato lo scorso marzo ammettendo l’incapacità di raggiungere una mediazione ed una soluzione politica accettabile.

Rivoluzione colorata in Macedonia- Demostranti davanti all'Ufficio del Presidente della Republica.

E non è un caso se al termine della fallita mediazione di Vanhoutte, il Presidente della Repubblica Macedone, Ivanov, legato politicamente all’ex governo, abbia preso la scandalosa decisione di concedere la grazia a tutti i principali uomini politici coinvolti negli scandali di potere rivelati dalle indagini. Una scelta giustificata con la spudorata “motivazione” di voler revocare una decisione presa per calmare l’atmosfera bollente nel Paese e dare una nuova opportunità ai due maggiori partiti - socialisti e nazionalisti – di sfidarsi a nuove elezioni parlamentari il prossimo mese giugno (rispettando così la scadenza indicata nell’Accordo di Przhino mediato dagli ambascatori USA e UE).

Non c’e da stupirsi se in una situazione talmente degenerata, i cittadini si siano riversati nelle strade e nelle piazze per chiedere giustizia e la revoca della decisione con cui il Presidente ha prosciolto, tra gli altri, anche l’ex Primo Ministro, l’ex Ministro dei Trasporti e l’ex Ministro dei Affari Interni, su cui pendono le accuse maggiori.

La reazione e l’entusiasmo con cui i cittadini si sono mobilitati per la seconda volta in meno di un’anno è anzi l’unica vera buona notizia che per il momento riserva l’attualità. Una reazione non scontata e che mette in luce la voglia di “normalità”, di democrazia e di un futuro migliore.

L’indignazione si è spontaneamente riversata sui nuovissimi e costosissimi monumenti in stile neoclassico e barocco voluti fortemente dall’ex governo per “abbellire” la capitale, Skopje. Sacchetti di vernice di tutti i colori sono stati lanciati sui diversi palazzi istrutuzionali ed in particolare sugli uffici della Presidenza della Repubblica.

Una Revoluzione Colorata - come è stata rinominata - non solo per i tanti colori – diventati presto la principale caratteristica meditica - ma anche per le differenze di età, etnia, religione e classe sociale delle persone che sono scese in piazza per far sentire la propria voce.

Una nazione che non merita, come paventato, il ritiro dello status di “Paese candidato” all’ingresso nell’Unione Europea. Un ingresso che la Macedonia attende dal 2005. Una decisione che rafforzerebbe ulteriormente i nazionalisti e che darebbe un colpo importante alla giovane democrazia macedone.

(continua)

 

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